Prestiti alle imprese tornano in positivo: +0,2% nel 2014

Nei primi 10 mesi del 2014 i prestiti alle imprese fino a 1 milione ricominciano a crescere. Male i grandi finanziamenti

Prestiti alle imprese tornano in positivo: +0,2% nel 2014

La stasi dell'economia italiana si è ripercossa con effetti nefasti sulle piccole e medie imprese italiane, la spina dorsale del sistema produttivo italiano. Gli imprenditori hanno combattuto cercando soluzioni finanziarie, in molti hanno scelto di informarsi sui finanziamenti esistenti sul mercato del settore crediti, valutando al meglio cosa fare per ottenere condizioni favorevoli e per quali forme optare. Spesso il web ha dato una mano consistente agli imprenditori, altre volte la paralisi sistemica ha avuto la meglio e soffocato anche attività un tempo floride. Negli ultimi anni, le richieste di prestito da parte delle aziende di casa nostra hanno subito un calo consistente, di contro è aumentata la percentuale di quelle rigettate dai diversi istituti.

Timidamente però, negli ultimi mesi il settore delle PMI nostrane inizia a mostrare qualche segno di ripresa. Ora, acquisire informazioni, porre i tassi Agos a confronto con quelle di Findomestic, Fiditalia e tutti gli altri istituti, presentare domande di finanziamento per la propria azienda, cominciano a dare frutti più maturi e a incoraggiare l'imprenditoria del Bel Paese.

Secondo l'ultima analisi Abi,presentata ieri a Ravenna, i prestiti alle imprese sono tornati a crescere. I finanziamenti fino a un massimo di un milione di euro, infatti, nei primi 10 mesi dell'anno si attestano su un +0,2% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Si tratta di un aumento minimo ma che, d'altra parte, pone fine a un'involuzione senza precedenti e protrattasi per troppo tempo.

Si continua a soffrire, invece, per ciò che concerne i prestiti alle imprese più consistenti, quelli a partire da un milione di euro a salire. Qui l'ulteriore contrazione è stata rilevante, attestandosi sul -5%. In tal caso le rilevazioni non possono che mettere in agitazione gli addetti ai lavori e non solo. Non si tratta di un semplice campanello d'allarme, non sarebbe il primo, ma di una controprova ulteriore del fatto che il settore privato, in Italia, ha bisogno di aiuto.