Calo dei prestiti alle imprese e alle famiglie italiane

Si attesta sullo 0,8% il calo dei prestiti alle famiglie italiane, ma ancora più sofferenti risultano le imprese

Calo dei prestiti alle imprese e alle famiglie italiane

Continua il calo dei prestiti in Italia ma famiglie e imprese non si danno per vinta e, in mancanza di misure alternative e di livello strutturale, fanno da sé, informandosi sui migliori prestiti online, e sui tassi di interesse più vantaggiosi per aggirare le difficoltà di accesso al credito.

Sia a livello aziendale che personale si escogitano, d'altronde, le più disparate soluzioni, dall'utilizzazione di Fondi speciali e di bonus di validità regionale o nazionale, alle trattenute sul salario, scegliendo la modalità di cessione del quinto o quella del piccolo prestito garantito da INPS.

È un'Italia, quindi, che a gran voce richiedono credito, per investimenti di vario tipo nel caso delle piccole o medie imprese, o per l'acquisto di una casa o di un'automobile in caso di privati, ma non ne ricevono abbastanza dagli istituti bancari.

Irrimediabilmente in calo, con una media del -2,6%, è, infatti, il numero dei prestiti erogati dalle banche, rispetto ai quali si assesta a -0,8% il finanziamento concesso alle famiglie e a un, più sofferto, -3,8% quello offerto alle società non finanziarie.

Paradossalmente, però, come emerge dalle statistiche di Bankitalia, le banche incassano nei loro depositi sempre più soldi. Al calo dei prestito corrisponde, quindi, un aumento della liquidità disponibile alle istituzioni finanziarie, che resta bloccata ai margini dell'economia reale.

Altri dati rilevano la precarietà della situazione come il tasso di crescita dei depositi, bloccati, del settore privato che passa dal 2,9% del mese di luglio al 3,1% di agosto e la raccolta obbligazionaria che diminuisce nell'anno del 14,1%.

I tassi d'interesse, inoltre, rimangono stabili o quasi, affliggendo le famiglie con un 3,37% sull'acquisto di abitazioni e il 9,37%, in aumento, sulle nuove erogazioni di credito. Per le società non finanziare succede lo stesso, con interessi sui nuovi prestiti del 3,97%, per gli importi fino a un milione, e del 2,20% per quelli superiori.

"Le banche", commenta il leader del Codacons Rienzi, "devono tornare a fare il proprio mestiere e concedere prestiti alle famiglie e alle imprese" e il governo, per suo conto, deve tornare a "studiare misure per spingere le banche ad aprire i cordoni della borsa, introducendo agevolazioni per gli istituti virtuosi e sanzionando quelli che ostacolano il credito", ridando, quindi, stimolo allo sviluppo del Paese.