Finanziamenti negati alle piccole imprese: il Made in Italy perde punti

Il difficile accesso al credito mette in crisi le piccole e medie imprese, scheletro dell’economia italiana.

Finanziamenti negati alle piccole imprese: il Made in Italy perde punti

In tempi di crisi la mancanza di liquidità è un problema per tutti, lavoratori dipendenti, pensionati e imprenditori. I primi possono accedere ad un'ampia gamma di tipologie di prestito, dalla cessione del quinto ai prestiti Inpdap, mentre per le imprese le cose si complicano.

Anche le aziende possono contare su una grande varietà di offerte, comprendente i prodotti Compass, Agos e altro ancora. Se però tali prestiti iniziano a venire loro negati ecco che il problema diventa più grave. Avviare e gestire un'impresa è senz'altro una faccenda onerosa e non c'è da stupirsi che in tempo di crisi le difficoltà aumentino esponenzialmente.

Un piccolo imprenditore su cinque afferma che la difficoltà nell'ottenere un prestito sia il problema più pressante per la propria impresa e quasi il 60% delle Pmi la considera comunque uno dei problemi principali. Dal quadro generale del rapporto tra credito e Pmi nell'Unione europea, "2013 SMEs' Access to Finance survey," realizzato dalla Commissione di Bruxelles con cadenza biennale, emerge che l'Italia è seconda manifattura d'Europa, quinto esportatore industriale e decima economia per volumi di scambi commerciali globali. Per quanto riguarda il peso industriale siamo invece scesi dal settimo all'ottavo posto, scavalcati dal Brasile. D'altra parte, se le banche continueranno a non concedere finanziamenti alle Pmi la situazione non potrà certo migliorare.

Dai dati del dossier emerge che la preoccupazione degli imprenditori per il problema dell'accesso al credito è cresciuta notevolmente negli ultimi cinque anni. Se nel 2009 era circa l'8% degli imprenditori italiani a ritenere che il difficile accesso al credito fosse il problema principale della propria azienda, nel 2013 il dato è salito al 20%, con un aumento del 150% (rispetto al 36% a livello europeo). In Europa, il problema del credito è così sentito solo a Cipro (40%), in Grecia (32%), in Spagna (23%) e in Slovenia (22%), mentre tra i diretti concorrenti italiani questo dato si ferma al 15%, nel Regno Unito e in Francia, all'8% in Germania.

Considerati alla luce della crisi attuale, che ha fatto crescere il bisogno di liquidità, questi dati si rivelano ancora più preoccupanti.Nei sei mesi precedenti l'indagine, l'82% delle Pmi italiane ha avuto bisogno di un finanziamento, contro una media europea del 75%. Due anni fa il dato era al 77% per l'Italia e sempre al 75% per l'UE, mentre quattro anni fa la situazione era in parità al 62%. Più dell'Italia si sono indebitate soltanto le piccole e medie imprese irlandesi (85%) e inglesi (85%). Meglio invece Francia e Germania, rispettivamente al 78% e al 76%. Peggio delle Pmi italiane si collocano invece quelle olandesi e greche, le quali si sono viste rifiutare circa il 31% delle richieste di prestito. La media europea rileva mediamente un 13% di richieste respinte, un 2% di rifiuti delle condizioni poste dalle banche, un 16% di importi consistentemente inferiori alle richieste e un 7% di mancata presentazione della domanda per il timore che questa venga respinta.