Prestiti su pegno, senza busta paga e anche a protestati: continua la crescita

I prestiti su pegno, elargiti anche ai senza busta paga e ai protestati, continuano ad aumentare in tempi di crisi

Prestiti su pegno, senza busta paga e anche a protestati: continua la crescita

Prestiti su pegno senza busta paga, anche a protestati, ancora in crescita nel nostro paese. Si tratta di una soluzione che scavalca le normali problematiche relative all'erogazione di prestiti per protestati e cattivi pagatori, nonché alla mancanza di busta paga da parte del richiedente: a fungere da garanzia è un bene di valore, che potrà essere riscattato dal proprietario una volta terminato il prestito.

Continua la risalita di una forma di finanziamento in genere poco considerata: i prestiti su pegno per soggetti senza busta paga e finanche protestati sono al momento elargiti da circa 40 banche italiane, come precisa IlSole24Ore in un recente articolo dedicato all'ascesa del fenomeno. Questa tipologia di prestiti è senza garante anche per i senza busta paga, ma naturalmente la banca li eroga in base a un'altra forma di garanzia, quella costituita dal bene impegnato il cui valore viene dapprima stimato da un perito della banca.

In genere i prestiti su pegno hanno una durata che va dai tre ai sei mesi e vengono erogati in grande rapidità. A testimoniare il successo di questa soluzione finanziaria sono le parole di Claudio Donelli, direttore Unicredit del Monte dei Pegni: "Ogni giorno sono oltre 100 le persone che arrivano alla nostra agenzia", spiega Donelli con riferimento alla sede Unicredit in via Padova 32 a Milano.

Come detto, tuttavia, il prestito valido anche per protestati e soggetti senza busta paga non viene erogato per bontà d'animo degli istituti creditizi: viene corrisposta una polizza con cui il cittadino potrà riscattare il bene alla fine del periodo del prestito, ma alla scadenza del termine il proprietario del bene dovrà decidere se saldare e riscattare, se posticipare l'operazione (pagando tuttavia i diritti di custodia del bene subito) oppure se lasciare che il bene impegnato finisca all'asta. Tuttavia, secondo Donelli, solo il 5% dei beni va in asta, il resto vengono riscattati.