Social Lending: che rischi si corrono?

Un fenomeno in forte espansione che offre molti vantaggi, ma che non esenta gli utenti dai rischi

Social Lending: che rischi si corrono?

Il Social Lending anche conosciuto come Peer to Peer o prestito tra privati, è uno dei fenomeni più in voga ed osannati in questo momento; sono in molti a pensare che un giorno potrebbe addirittura sostituire gli istituti finanziari tradizionali nel settore dei prestiti al consumo.

Il Social Lending si basa su una community in cui coloro che prestano denaro e coloro che lo richiedono possono interfacciarsi senza dover ricorrere ad intermediari. In un periodo di crisi come questo, in cui le banche forniscono sempre meno prestiti ai privati se non sotto innumerevoli richieste di garanzie e a tassi elevati, il vantaggio non da poco che viene offerto è quello di proporre tassi di interessi molto vantaggiosi e tempi di erogazione rapidi. Nonostante i numerosi vantaggi il P2P non è esente da rischi.

A chi richiede un prestito viene assegnato un rating, una sorta di livello di affidabilità dell'utente analogo a quello che viene assegnato dalle banche, più il livello è basso, maggiore sarà il tasso di interesse assegnato al richiedente per compensare il rischio assunto dai prestatori. Il prestito tra privati si basa anche sulla storia creditizia dei richiedenti, e il taeg ne risulta influenzato. Chi in passato ha già richiesto e rimborsato un prestito ottiene un tasso competitivo, mentre coloro che non hanno una reputazione creditizia, come i giovani, devono "accontentarsi" di un taeg del 9%, più alto rispetto a quello ottenuto dagli utenti più maturi. Sembrerebbero quindi prestiti meno vantaggiosi per i più giovani.

Il P2P "fa gola" non solo a chi necessità di contante ma anche a coloro che vorrebbero guadagnare investendo del denaro potendo contare effettivamente su tassi di remunerazione più elevati e quindi più competitivi di quelli di un conto deposito. Se da un lato parrebbe quindi una valida alternativa alle forme di investimento tradizionali dall'altro i prestatori potrebbero incorrere nei rischi di insolvenza. Il prestito tra privati non richiede per l'erogazione particolari garanzie a monte, quindi questo potrebbe rendere più complicata la gestione dei crediti insoluti.

Gli istituti di credito consapevoli di questi limiti hanno cercato comunque di preservare i clienti in più modi:

  • Il rischio viene diversificato ripartendo tra più richiedenti l'ammontare della somma messa a disposizione dal prestatore, affinché egli sia tutelato e non perda tutto il denaro nel caso l'utente si rilevasse un cattivo pagatore.
  • La società intermediaria che eroga il servizio in caso di morosità attiva immediatamente un programma di recupero crediti, che per quanto riguarda Smartika è purtroppo a carico del prestatore, che deve quindi confidare di incontrare sempre pagatori puntuali, mentre per Boober i costi restano a carico del debitore, se il recupero va a buon fine, in caso contrario verranno fornite le generalità al finanziatore che deciderà poi, a sue spese, se proseguire nella ricerca dell'insolvente.

I protagonisti del prestito tra privati dichiarano comunque un tasso d'insolvenza del 2% che è assolutamente il linea con quello registrato dalle banche .

Il successo del Social Lending si basa comunque sul fatto che il richiedente ottiene un tasso di interesse vantaggioso e che il prestatore può usare questo strumento per investire liquidità nel breve-medio periodo guadagnando tassi più alti rispetto a quelli offerti dalle banche.

Va detto però che i redditi per gli interessi guadagnati durante l'anno con i prestiti P2P sono tassati in base all'aliquota del proprio scaglione Irpef, maggiore è quindi l'aliquota minore sarà il guadagno in termini reali, possiamo quindi dire che il prestito sociale è conveniente soprattutto per i prestatori con livelli bassi di reddito.