Fmi: allarme contrazione dei prestiti nell'Eurozona

Il Fmi ha lanciato un allarme all'Europa: se non diminuiscono le tensioni sui debiti sovrani si rischia un'ulteriore contrazione del credito.

Fmi: allarme contrazione dei  prestiti nell'Eurozona

L'Europa appare ancora miniacciata dall'ombra del credit crunch, la stretta sul mercatio dei prestiti. Le tensioni sui debiti sovrani potrebbero franare la ripresa economica nei prossimi anni di tutta l'Eurozona. Questo è quanto emerge dal Global Financial Stability Report del Fondo Monetario Internazionale, pubblicato mercoledì in occasione dei lavori primaverili a Washington.

Il Fmi ha messo in guardia l'Eurozona: nei prossimi due anni è prevista una contrazione degli impieghi fino al 4,4% se il problema dei debiti sovrani non saprà rientrare entro limiti meno preoccupanti. L'allarme lanciato dal Fmi riguarda tutti i Paesi dell'area euro che presentano una situazione finanziaria pubblica piuttosto instabile. Tra questi è compresa anche l'Italia che, come si legge nel rapporto, "deve affrontare problemi particolari perchè il livello alto di debito interagisce in modo negativo con i costi di finanziamento marginali".

Il nostro Paese nel 2012 avrà un debito lordo pari al 123,4% del Pil e un avanzo primario del 3%, l'indebitamento lordo delle famiglie rappresenta il 51% del Pil, quello delle aziende non finanziarie il 112%, quello degli istituti finanziari il 97%. Le previsioni del Fondo vedono una possibile crescita del tasso di interesse medio sul debito nel 2016 circa al 4,6% , ma potrebbe superare il 5,7% nel caso si verificasse un indebolimento delle politiche in atto. Potrebbero aumentare anche i costi dei finanziamenti: in Italia gli investitori dovrebbero concedere ulteriori 223 miliardi di euro nel contesto delle politiche attuali, l'8,8% degli asset bancari.

Nel rapporto del Fmi si evidenzia che le 58 principali banche europee potrebbero dover diminuire il proprio stato patrimoniale di 2.600 miliardi di dollari entro la fine del 2013, un valore che corrisponde a quasi il 7% dei propri attivi. Nel documento si legge che "circa un terzo di questo 'deleveraging' avverrà attraverso una riduzione dei prestiti, mentre il resto si baserà su vendita di titoli e di asset non core". "Il taglio maggiore" nel mercato del credito al consumo colpirà "i paesi dell'area euro ad alto spread". Ma "ulteriori stress sul sistema bancario", potrebbero costringere le banche ad accelerare il processo di 'deleveraging'. Per cui le banche europee dovrebbero raccogliere 1.200 miliardi di dollari in più rispetto allo scenario base entro la fine del 2013, pari a un ulteriore 3% di attivi. Questo potrebbe portare a una riduzione dell'offerta di prestiti e finanziamenti nell'area dell'euro del 4,4% e il Pil dell'1,4% nel giro di due anni".