Prestiti: rallentamento del credito al consumo e interessi record

L'Ultimo Bollettino di Banca d'Italia mostra una diminuzione dei prestiti alle famiglie e una crescita da record degli interessi.

Prestiti: rallentamento del credito al consumo e interessi record

Con l'ultimo Bollettino diffuso ieri da Banca d'Italia, il mercato dei prestiti registra la sua ennesima batosta. I dati relativi al mese di dicembre indicano un tasso di crescita dei finanziamenti ai minimi dal 2010, mentre i tassi applicati ai prestiti continuano inesorabilmente a salire. In particolare, nel mese di dicembre si è assistito ad un rallentamento dei prestiti concessi alle famiglie, la cui crescita è stata pari al 3,4%, contro il 3,9% di dicembre.

Questo rallentamento della dinamica dei prestiti per i privati non sorprende se si guarda alla crescita che, al contrario, fanno registrare i tassi di interesse applicati sulle nuove erogazioni di credito al consumo, che sono passati dal 9,7% di novembre al 9,11% di dicembre. Alla luce di questi dati il pericolo del credit crunch sembra essersi concretizzato: la forte crescita dei tassi di interesse unita al brusco crollo dei finanziamenti concessi a famiglie e imprese ne è la prova più evidente.

L'aumento dei tassi del credito al consumo mette in difficoltà soprattutto le famiglie, che a queste condizioni poco convenienti cercano di evitare la richiesta di prestiti personali e dei prestiti finalizzati per i loro acquisti. Il mercato di questi ultimi, in particolare, si trova in una situazione piuttosto critica anche a causa del forte calo registrato nei consumi, soprattutto nei comparti dell'elettronica e degli elettrodomestici per la casa. Non solo a dicembre, ma anche a gennaio, nonostante i saldi, il calo degli acquisti in questi settori è stato drastico: Confcommercio stima una diminuzione del 15%.

La flessione di queste spese mette in evidenza la situazione difficile delle famiglie italiane che, come ha sottolineato Paolo Galimberti, vice presidente di Euronics e vice presidente giovani imprenditori di Confcommercio, non avendo più potere d'acquisto, "non compra non per risparmiare, ma perché non c'è più disponibilità di denaro".